giovedì 29 novembre 2012

Euro si o euro no? Bugie e verità a confronto (Parte 1)

E' tranquillamente possibile affermare come le differenti posizioni sull'euro e sull'Europa possano essere riassunte in euro sì ed euro no. Chi è stato e chi è tuttora a favore della moneta unica, quindi anche dell'Unione Europea, e chi fin dai tempi della sua creazione, ed anche della sua progettazione, era scettico e perplesso. Il secondo gruppo oggi è sempre più nutrito. Se prima solo un pugno di economisti e studiosi erano contrari a tale progetto, oggi anche la gente si è accorta che qualcosa non va. Qualcosa non torna.

Se volessimo e potessimo chiedere ai sostenitori dell'euro, che potremmo serenamente rinominare Partito Unico dell'Euro, di portarci sotto il naso esempi e fatti che dimostrino quali siano le cause della crisi dell'eurozona comincerebbero con "la crisi che ci ha colpito è una crisi dei debiti sovrani che sono sfuggiti al controllo degli stati centrali".

Si nota facilmente dal grafico qui sopra che la variazione dello stock dei debiti sovrani, nel periodo compreso tra l'inizio della circolazione dell'euro e l'inizio della crisi statunitense, non vi è stata. L'unico paese che ebbe un vero incremento di debito pubblico fu il Portogallo, nell'ordine di quasi 20 punti di PIL. I restanti paesi PIIGS beneficiarono in realtà di una riduzione di questo stock. Italia di 10 punti di PIL, Irlanda e Spagna di circa 20 punti, mentre Grecia (oggi Re dei PIIGS) addirittura sotto Francia e Germania. Ciò significa che il Partito Unico dell'Euro mente? Complotto? Meglio proseguire nell'analisi.

La realtà vuole che ci sia stato un effettivo problema di indebitamento da qualche parte. Esso non è da ricercare nel debito pubblico, come si è appena dimostrato. Partendo da un semplice concetto economico se qualcuno contrae un debito qualchedun altro vanta un credito verso il primo soggetto.
Se provate ad immaginare un ipotetico soggetto che si indebita vi verrà sicuramente in mente una famiglia o un'impresa, non lo Stato.


Il grafico ci dimostra come il vostro pensiero, ed anche il mio, corrisponde a l'effettiva verità che molti hanno nascosto e che stanno ancora tacendo. Tra il 1999 e il 2007 vi è stata una crescita esponenziale del debito privato, contratto da soggetti privati quali famiglie e imprese. Quindi lo statobruttoecattivo e la castacorruzionebrutta non hanno fatto indebitare lo Stato.

Una domanda però dovrebbe sorgere spontanea in voi. Ma questi privati verso chi si sono indebitati? Le banche direte voi! Ed io aggiungei: quali banche? Quelle nazionali o estere?


Verso chi i privati si siano indebitati è chiaro e cristallino. Verso l'estero. Tradotto verso istituzioni di credito estere. Quindi le tesi sostenute dal Partito Unico dell'Euro iniziano a essere fallaci. Qualcuno potrebbe domandare perchè mentre gli Stati diminuivano o mantenevano stabili i debiti sovrani, i privati continuavano a "spendere" e a indebitarsi, in special modo verso l'estero. La risposta è semplice. Proprio per questo vale la pena darla! In un sistema in cui i capitali e le merci si muovono liberamente, le prime si dirigeranno verso i paesi con i maggiori tassi di interesse (privati e non pubblici, dopo capirete perchè). Quest'afflusso nel paese "periferico" crea euforia che si traduce in una corsa agli sportelli bancari per farsi erogare del credito (farsi fare un prestito), che sarà utilizzato nei modi più banali come acquistare un'abitazione, un veicolo, etc. Quest'alto dosaggio di capitali somministrato dalle banche estere, che ormai brulicano in ogni dove nel tal paese con innumerevoli sportelli bancari, fanno si che il tenore di vita dei cittadini aumenti. Guadagneranno di più e questo si tradurrà in un duplice effetto benefico per lo Stato. In primis i cittadini pagheranno più tasse e in secundis lo Stato erogherà meno servizi poichè i cittadini nella fascia dei meno abbienti saranno minori. Nel frattempo i debiti dei privati verso l'estero aumentano (vedi grafico 3). Questa situazione andrà avanti fino a quando i creditori esteri erogheranno il credito. Ossia fino a quando i tassi di interesse privati del tal paese periferico saranno maggiori del proprio e fino a che il tasso di cambio fisso permetterà al paese del centro di non subire perdite da eventuale svalutazione o, come è sucesso, a causa di uno shock esterno: la crisi dei subprime. Quando una di queste tre situazioni accade i privati del paese periferico, a corto di credito, inizierano ad avere problemi nel ripagare gli ingenti debiti contratti. Ed ecco arrivare lo Stato che, impietosito davanti alle "sofferenze" delle banche nazionali (già perchè anche loro hanno seguito ed imitato le banche del centro) ripianano i loro bilanci con soldi pubblici, ossia con i soldi dei privati. Ed ecco come i debiti pubblici hanno ripreso a salire dopo il 2008.

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