venerdì 30 novembre 2012

Euro si o Euro no? Bugie e verità a confronto (Parte 2)

Sintetizzando il post precedente, si è osservato come i paesi che sono andati in crisi sono quelli che:
  1. Hanno avuto nel periodo di adozione dell'euro una crescita imponente del debito privato, ossia quello delle famiglie e delle imprese; a differenza del debito pubblico che invece è decresciuto.
  2. Oltre alla crescita dei debiti privati è aumentato, nel periodo di tempo sopra indicato, il debito contratto verso l'estero.
  3. Il debito pubblico tra il 1999 e il 2007 ha vissuto momenti tranquilli, è sostanzialmente decresciuto o rimasto in pareggio. E' ripreso a crescere invece quando l'erogazione del credito si è interrotta e le banche sono andate in "sofferenza". Lo Stato si è impietosito ed ha versato nelle casse degli istituti di credito nazionali una ingente quantità di soldi. E il debito pubblico è ripreso a salire.
Un'altra delle tesi sostenute dal Partito Unico dell'Euro è che entrando in Europa tutti i paesi hanno beneficiato della "convergenza"dei tassi di interesse che avrebbe dovuto permettere ai governi di risparmiare spesa per interessi. Con quei soldi si sarebbero potute implementare politiche di sviluppo.
Vediamo cosa raccontano i dati. Cerchiamo di capire se questa è la verità, o una mezza verità che ha perso per strada un pezzo di storia. Non per essere maliziosi, ovviamente.


Questi sono i tassi di interesse dei titoli pubblici dei "maiali"europei. Il Partito Unico dell'Euro ha ragione quando dice che i tassi di interesse si sono appiattiti ed hanno sperimentato la convergenza.
Proviamo però a riflettere attentamente sul post precedente, o sul riepilogo qui in alto. Il problema non è stato di debiti sovrani, ma di debito privato. Proviamo a vedere lo spread, ossia il differenziale di tassi di interesse tra Spagna e la virtuosa Germania.


La linea spessa nera indica la verità, tra poco mezza, della convergenza tra i tassi di interessi governativi spagnoli e alemanni. La linea rossa invece indica lo spread tra i tassi di interesse per l'acquisto di una casa tra Spagna e Alemannia (Germania). Che significa? Semplicemente che il tal istituto di credito che avesse voluto prestare dei soldi a Josè o a Markus per l'acquisto di un immobile, avrebbe goduto di un tasso di interesse maggiore con Josè. Quindi avrebbe guadagnato di più prestando ad uno spagnolo. Essendo in una area monetaria unica, la banca non avrebbe rischiato alcunchè dato che non vi sarebbe stata alcun pericolo di uscita, svalutazione e quindi perdita della percentuale di credito erogata. Portare un solo esempio potrebbe far rimanere qualcuno in allarme.
Vediamo la Grecia.


Stessa dinamica vista nel grafico Spagnolo. Anche in Grecia le banche avrebbero preferito prestare a Sotris invece che a Markus. I tassi di interesse ai privati erano decisamente maggiori (linea rossa ovviamente).

Tirando le conclusioni si può desumere da questi semplici dati che:
  1. La moneta unica non ha significa convergenza di tutti i tassi di interesse. Solo di quelli pubblici, mentre quelli privati, che sono una mole ingente di capitali, hanno continuato nel periodo 1999-2007 a transitare dai paesi del centro (Germania, Olanda, Finlandia) verso i paesi periferici (PIIGS), creando le condizioni per gli sconquassi che si sono verificati in seguito allo shock esterno non previsto della crisi dei subprime americana.
  2. L'euro non ha ridotto le opportunità di arbitraggio nell'erogazione del credito verso i privati.
  3. L'euro è servito ad eliminare il rischio delle oscillazioni del tasso di cambio e delle eventuali uscite dall'area valutaria (non ottimale in questo caso) per i paesi del centro che avevano fortissimi surplus nella bilancia commerciale, e che quindi dovevano impiegare tali risorse.

giovedì 29 novembre 2012

Euro si o euro no? Bugie e verità a confronto (Parte 1)

E' tranquillamente possibile affermare come le differenti posizioni sull'euro e sull'Europa possano essere riassunte in euro sì ed euro no. Chi è stato e chi è tuttora a favore della moneta unica, quindi anche dell'Unione Europea, e chi fin dai tempi della sua creazione, ed anche della sua progettazione, era scettico e perplesso. Il secondo gruppo oggi è sempre più nutrito. Se prima solo un pugno di economisti e studiosi erano contrari a tale progetto, oggi anche la gente si è accorta che qualcosa non va. Qualcosa non torna.

Se volessimo e potessimo chiedere ai sostenitori dell'euro, che potremmo serenamente rinominare Partito Unico dell'Euro, di portarci sotto il naso esempi e fatti che dimostrino quali siano le cause della crisi dell'eurozona comincerebbero con "la crisi che ci ha colpito è una crisi dei debiti sovrani che sono sfuggiti al controllo degli stati centrali".

Si nota facilmente dal grafico qui sopra che la variazione dello stock dei debiti sovrani, nel periodo compreso tra l'inizio della circolazione dell'euro e l'inizio della crisi statunitense, non vi è stata. L'unico paese che ebbe un vero incremento di debito pubblico fu il Portogallo, nell'ordine di quasi 20 punti di PIL. I restanti paesi PIIGS beneficiarono in realtà di una riduzione di questo stock. Italia di 10 punti di PIL, Irlanda e Spagna di circa 20 punti, mentre Grecia (oggi Re dei PIIGS) addirittura sotto Francia e Germania. Ciò significa che il Partito Unico dell'Euro mente? Complotto? Meglio proseguire nell'analisi.

La realtà vuole che ci sia stato un effettivo problema di indebitamento da qualche parte. Esso non è da ricercare nel debito pubblico, come si è appena dimostrato. Partendo da un semplice concetto economico se qualcuno contrae un debito qualchedun altro vanta un credito verso il primo soggetto.
Se provate ad immaginare un ipotetico soggetto che si indebita vi verrà sicuramente in mente una famiglia o un'impresa, non lo Stato.


Il grafico ci dimostra come il vostro pensiero, ed anche il mio, corrisponde a l'effettiva verità che molti hanno nascosto e che stanno ancora tacendo. Tra il 1999 e il 2007 vi è stata una crescita esponenziale del debito privato, contratto da soggetti privati quali famiglie e imprese. Quindi lo statobruttoecattivo e la castacorruzionebrutta non hanno fatto indebitare lo Stato.

Una domanda però dovrebbe sorgere spontanea in voi. Ma questi privati verso chi si sono indebitati? Le banche direte voi! Ed io aggiungei: quali banche? Quelle nazionali o estere?


Verso chi i privati si siano indebitati è chiaro e cristallino. Verso l'estero. Tradotto verso istituzioni di credito estere. Quindi le tesi sostenute dal Partito Unico dell'Euro iniziano a essere fallaci. Qualcuno potrebbe domandare perchè mentre gli Stati diminuivano o mantenevano stabili i debiti sovrani, i privati continuavano a "spendere" e a indebitarsi, in special modo verso l'estero. La risposta è semplice. Proprio per questo vale la pena darla! In un sistema in cui i capitali e le merci si muovono liberamente, le prime si dirigeranno verso i paesi con i maggiori tassi di interesse (privati e non pubblici, dopo capirete perchè). Quest'afflusso nel paese "periferico" crea euforia che si traduce in una corsa agli sportelli bancari per farsi erogare del credito (farsi fare un prestito), che sarà utilizzato nei modi più banali come acquistare un'abitazione, un veicolo, etc. Quest'alto dosaggio di capitali somministrato dalle banche estere, che ormai brulicano in ogni dove nel tal paese con innumerevoli sportelli bancari, fanno si che il tenore di vita dei cittadini aumenti. Guadagneranno di più e questo si tradurrà in un duplice effetto benefico per lo Stato. In primis i cittadini pagheranno più tasse e in secundis lo Stato erogherà meno servizi poichè i cittadini nella fascia dei meno abbienti saranno minori. Nel frattempo i debiti dei privati verso l'estero aumentano (vedi grafico 3). Questa situazione andrà avanti fino a quando i creditori esteri erogheranno il credito. Ossia fino a quando i tassi di interesse privati del tal paese periferico saranno maggiori del proprio e fino a che il tasso di cambio fisso permetterà al paese del centro di non subire perdite da eventuale svalutazione o, come è sucesso, a causa di uno shock esterno: la crisi dei subprime. Quando una di queste tre situazioni accade i privati del paese periferico, a corto di credito, inizierano ad avere problemi nel ripagare gli ingenti debiti contratti. Ed ecco arrivare lo Stato che, impietosito davanti alle "sofferenze" delle banche nazionali (già perchè anche loro hanno seguito ed imitato le banche del centro) ripianano i loro bilanci con soldi pubblici, ossia con i soldi dei privati. Ed ecco come i debiti pubblici hanno ripreso a salire dopo il 2008.

giovedì 22 novembre 2012

La svendita programmata delle sovranità

Vi allego un ottimo intervento del Prof.Gennaro Zezza che spiega cosa c'è dietro, sotto e anche sopra, la svendita programmata delle sovranità nazionali europee.


A breve, ma anche no, un'altro articolo.
Stay tuned.

martedì 20 novembre 2012

Il tramonto del Sole(24ore): parte 1

Il complottista medio ritiene, spesso e volentieri, che alcune fonti di informazione vadano assolutamente evitate. Come la peste. In realtà, disponendo di sostanzioso tempo, è utile avere a disposizione varie fonti che siano diverse tra loro. Anche quando esse lo sono in maniera finta e stucchevole. La ovvie qualità necessarie per leggere o ascoltare codeste miniere di notizie sono la perseveranza e la pazienza. Chi pensa che il sottoscritto si stia riferendo alla qualità o alla faziosità dei testi è decisamente fuori strada. In realtà sono la lunghezza e la prolissità dei giornali/articoli ad essere insostenibili a mio modesto parere. Per chi ha avuto la fortuna o il coraggio di leggere un quotidiano inglese noterà come le notizie sono prive di arzigogoli, digressioni, ripetizioni e lungaggini varie. Probabilmente i nostri scribacchini nazionali faticherebbero a stare dentro il limite di parole imposto dal boss di turno.

Sfogliando il Sole 24Ore, giornale sempre presente ove sono domiciliato, con fare annoiato, è capitato sotto il mio sguardo disattento un articolo di Giuseppe Maria Pignataro.
L'articolo era intitolato "Riduciamo il debito per rilanciare il paese". Ammetto questa volta di essere stato colto da un attacco di malizia acuta. Mentre leggevo ridurre il debito nella mia testa rimbombava "taglio spesa pubblica". Dopo essermi autoinflitto insulti quali "complottista!" e "keynesianista!",  e dopo aver gettato dalla finestra la foto di Alberto Bagnai da Pescara, mi sono deciso a leggere l'articolo in questione. Senza se, ma e scusanti di vario genere.

L'argomento che l'autore intende trattare è quello della riduzione del debito come causa virtuosa di rilancio economico del paese. Dopo una ventina di righe ecco arrivare finalmente le proposte concrete per far ripartire l'economia nostrana:
  1.  "La prima è che per ritrovare un percorso di crescita è indispensabile far ripartire i consumi interni attraverso l'incremento dei redditi disponibili delle famiglie; riattivare una dinamica positiva degli investimenti pubblici e privati; riportare l'industria bancaria nella sua piena ed efficiente funzionalità".
  2.  "La seconda è che senza liberazione di risorse adeguate non sarà possibile adottare politiche economiche che producano le condizioni per soddisfare le esigenze menzionate".
  3.  "La terza è che, con una governance europea fortemente orientata al rigore e all'austerity, l'unica modalità per liberare risorse e rigenerarle è rappresentata dall'eliminazione immediata e diretta dell'eccesso di debito rispetto al prodotto, formatosi dal 2008 ad oggi e che ammonta a 400 miliardi di euro".
  4. "La quarta è che questa eliminazione, considerata la situazione dei mercati, può essere realizzata in modo efficiente ed efficace solo attraverso un riequilibrio (temporaneo) tra patrimonio pubblico (il nostro principale punto di debolezza) e il patrimonio privato (il nostro principale punto di forza), da realizzare con modalità eque e compatibili con la ripresa di un cammino virtuoso. Una vendita del patrimonio pubblico cedibile sul mercato potrebbe consentire di rimborsare nel tempo la tassa una tantum necessaria a conseguire l'abbattimento dello stock di debito".
L'articolo non è finito. Davanti a tale sforzo elucubrativo da parte di Pignataro è doveroso fermarsi, riflettere e capire. Le mie contro considerazioni sono semplici e banali. Dato che il blog è mio le faccio. Chi le vuole leggere bene, altrimenti bene!
  1. Giusto è affermare che senza la ripartenza dei consumi interni è difficile una risalita della china. Altrettanto giusto è dire che ciò dipende direttamente dagli investimenti pubblici( più che quelli privati). Essendo lo Stato, doverosamente con la S maiuscola, al servizio del cittadino e non del profitto, deve espandere la spesa in investimenti, ossia quella pubblica. Due parole anche sulla ripresa della centralità delle istituzioni bancarie. Le banche italiane sono quelle che hanno beneficiato maggiormente delle iniezioni LTRO (Long Term Refinancing Operation) della BCE. Invece di adoperare tale misura monetaria espansiva con modalità funding for lending, hanno fatto altro. Ammetto senza se e senza ma che l'istituzione bancaria è fondamentale nella nostra società. Senza di essa il capitalismo e quindi gli innumerevoli benefici derivanti da esso sarebbero sconosciuti a tutti. Bisogna ammettere però, senza timore, che le banche hanno causato questo disastro finanziario. Le stesse banche che, mentre piazzavano junk bond e creavano bolle, aumentavano i benefits del proprio management.
  2. Frase vaga e senza senso. Risorse adeguate per attuare politiche economiche che producano... In realtà sarebbe interessante far osservare a Pignataro due cose. La prima, legata per forza di cose al punto precedente, è che se le banche avessero utilizzato le diverse centinaia di miliardi ricevute dalle BCE per far indebitare le imprese e le famiglie (è il capitalismo bellezza! e si basa sul debito!), sicuramente la nostra economia non si troverebbe così affossata. La seconda concerne la nostra presenza nell'Unione Europea. Se mettiamo soldi per Essa (vedi Esm) e poi non vogliamo/possiamo riceverli perchè sarebbe segno definitivo di crisi/default, credo siano evidenti le divergenze di finalità nostre ed europee. Teoricamente dovrebbero essere i paesi che hanno maggiormente beneficiato di questa Unione a dover socializzare le perdite altrui. Proprio per il fatto che loro, i paesi del nord, si sono arricchiti non soltanto grazie alle riforme strutturali, al tessuto imprenditoriale, alla minor burocrazia, all'assenza di criminalità organizzata, alla maggior trasparenza dei politici, ma soprattutto tramite svalutazioni reali competitive (vedi Germania). Ma grazie soprattutto a questa Unione Europa che ha permesso ai paesi che avevano forti surplus di bilancia commerciale, di inondare i PIIGS di capitali e merci.
  3. Secondo Pignataro l'austerity della governance europea (che si legge Germania) non ci permette di fare le riforme che riterremmo opportune. Quindi ci lasciano l'unica opportunità di ridurre in qualche modo il debito accumulato dal 2008 con il calo del PIL e l'aumento della spesa per interessi sul debito pubblico. Abbiamo già visto che il PIL per tornare a crescere richiede investimenti e spesa pubblica. Ma non si può fare perchè abbiamo un debito pubblico in rapporto al PIL troppo elevato. Quindi dobbiamo tagliare la spesa improduttiva, insomma gli sprechi! Questo è l'unico modo che conoscono per ridurre il debito. Mi domando però come possa essere possibile chiedere al lupo di controllare l'agnello. Quindi portando l'esempio nella realtà che ci interessa com'è possibile chiedere alla classe dirigente e politica di ridursi....a 360°? Difficile. Anzi impossibile. Questo si tramuterà nella distruzione di qualche altro articolo costituzionale. Tagli netti e orizzontali, ma anche verticali, alla sanità, welfare. Insomma taglieranno i servizi ai cittadini. Servizi che i cittadini saranno costretti a pagare più salatamente, sia nel caso saranno forniti dallo Stato o dai privati. O nel peggiore delle ipotesi, dovranno rinunciare a tali servizi!
  4. Il quarto punto è la ciliegina sulla torta. Una chicca che il nostro Pignataro riserva per i palati fini. Ossia per quei complottisti/Keynesianisti ostici, che sono andati avanti a leggere. Stoicamente. Secondo lui i soldi potremmo trovarli nel settore immobiliare, precisando che esso è il nostro punto debole (il patrimonio dello stato) ma anche forte (riferendosi al patrimonio privato). Peccato che abbia dimenticato, accidentalmente (io non posso pensare male) che il patrimonio privato è stato toccato. L'inserimento dell'Imposta Municipale Unica è una patrimoniale! Eh si! Nuda e cruda. Quindi lo stato ha già recuperato un po di soldi dalle nostre tasche. Per quanto riguarda il patrimonio pubblico Pignataro sostiene che potremmo vendere sul mercato (anche perchè non esistono altri posti per farlo) il patrimonio che, secondo qualcuno, dovrà essere tagliato. Peccato che il prezzo di un prodotto che si mette sul mercato è deciso dal mercato stesso. E non dal venditore come qualcuno vorrebbe suggerire. Quindi dalla legge della domanda e dell'offerta. Essendo in una crisi finanziaria nata da una bolla immobiliare, ritengo difficile che si riuscirà a "piazzare" al prezzo desiderato il bene considerato cedibile. Semmai bisognerà svenderlo. E perchè mai dovremmo svendere il patrimonio pubblico, ossia di tutti i cittadini? Questo non è dato saperlo.
Vero è che la spesa per interessi sul debito ci sta massacrando. E che le manovre suppletive che abbiamo fatto e che faremo andranno a coprire le voragini lasciate dagli interessi.
Il bombardamento mediatico che i cittadini subiscono riguardo al debito pubblico è aberrante. Tutta la colpa è del debito pubblico. Della casta e  della corruzione. Quindi la spesa pubblica e il patrimonio pubblico vanno tagliati. Così abbassiamo il debito pubblico. Risparmieremo in spesa per interessi e ritorneremo a crescere. Peccato che non sarà così. Perchè il problema non è il debito pubblico. Il debito pubblico era alto anche prima. E negli altri paesi PIIGS non vi era un allarme debito pubblico come il nostro. Quindi le cause sarebbero da ricercare altrove.

Strano è che un giornale importante e stimato come il Sole 24Ore si lasci andare a questi articoli. Difficile risulta non essere maliziosi. Nonostante tutto preferisco sempre credere che gli altri siano ignoranti piuttosto che in cattiva fede.

sabato 17 novembre 2012

Diffidare sempre di chi dice "la colpa è del debito pubblico"

La locuzione "debito pubblico" è entrata prepotentemente nella nostra vita quotidiana. Da quando la crisi dei subprime americana del 2007 ha contagiato l'eurozona nel 2008 si è incominciato a parlare di crisi dei debiti sovrani. Tutti i quanti i paesi con elevato debito pubblico sono stati poi attaccati sui mercati finanziari dove gli "speculatoribruttiecattivi" han mandato in affanno soprattutto i PIIGS.

Ma tutto ciò è vero? E nel caso in cui sia davvero un problema legato all'enorme debito pubblico di tali paesi vi è qualcosa che si nasconde dietro? Ci stanno davvero raccontando tutta la storia o magari stanno raccontando un preciso pezzo e agiscono in tale modo spinti  da un obiettivo di fondo?

La crisi dei debiti pubblici lascia intendere che gli stati, da un certo punto in poi, abbiano incrementato follemente la spesa pubblica. Per questo i debiti pubblici sono saliti e quindi la finanzabruttaecattiva ci ha attaccato.La realtà dei fatti però dovrebbe imporre valutazione razionali. La ricerca della verità deve toccare anche l'ambito economico. Altrimenti ciò che si fa è propaganda e disinformazione.

Un indicatore ai più sconosciuto è quello dell'indebitamento estero. Ossia quanto uno stato si indebita verso istituzioni straniere. Siano essi stati, istituti finanziari o di credito. I dati ci dicono questo:

Goofynomics
Si nota facilmente come i debiti pubblici, indicate dalle barre color blu, nel periodo tra il 2000 e il 2007, siano scesi in Italia, Spagna e Irlanda. La Grecia ha avuto un sensibile rialzo mentre il Portogallo è stato l'unico ad avere un sostanziale aumento. Osservando invece la propensione all'indebitamento estero possiamo notare come Grecia, Portogallo e Spagna abbiano avuto un sostanziale aumento. Mentre più contenuto è stato per Irlanda e Italia.

La crisi economica ha fatto si che l'erogazione del credito verso i PIIGS, in caduta libera di "credibilità", abbia creato problemi nel reperire il credito. Ma i debiti che essi avevano verso l'estero dovevano essere ripagati. E' stato quello il momento in cui i debiti pubblici dei PIIGS hanno cominciato a crescere vertiginosamente. Crescita che è ancora attuale.

IMF Data&Statistics
Ricapitolando. E' vero che la crisi attuale è dei debiti sovrani. Ma la causa a monte è da ricercare nell' indebitamento estero.

venerdì 16 novembre 2012

SME ed Euro. Cui prodest?


Fornendo un brevissimo escursus storico possiamo partire dal regime di Bretton Woods. Esso prevedeva la parità dei cambi tra le varie valute e il dollaro, e la convertibilità con l'oro. All'inizio degli anni '70 si decise di abbandonarlo. Successivamente i paesi europei cominciarono a discutere sulla possibilità di adottare un regime di cambio rigido. Così i paese appartenenti all'allora CEE si accordarono nel 1972 con l'intento di mantenere stabili i tassi di cambio. Questa prima fase fu denominata "serpente monetario". Esso confluì nello SME (sistema monetario europeo) e con la creazione dell'ECU, moneta virtuale definita come media di tutte le valute dei paesi aderenti, si proseguì verso quell'idea di sistema monetario a cambi rigidi. Vennero comunque permesse percentuali di fluttuazioni a quei paesi a forte rischio stabilità monetaria. Già allora i detrattori di questo progetto facevano notare come l'area europea, non essendo un AVO, avrebbe creato enormi scompensi.

Ma perchè tutto ciò venne fatto? A chi conveniva? Basti pensare che un tasso di cambio fisso comporta enormi vantaggi e soprattutto sicurezze per un paese che presenta forti surplus nella bilancia commerciale. Se il paese A (leggere:Germania) presentasse forti avanzi di CA, esso avrebbe la possibilità di finanziare (leggere:prestare) il paese B (ad esempio la Grecia) con il suo surplus. Perchè si dice che A ha convenienza a prestare a B in un regime di cambi fissi? Semplicemente perchè nel momento in cui B andasse in crisi (che è successo), non potendo svalutare poichè non è prevista flessibilità nel cambio, A vedrebbe pagato totalmente il credito che ha verso B.
Se invece non vi fosse una parità di cambio, o peggio una stessa area monetaria, e B decidesse di svalutare, diciamo di un 25%, per cercare di recuperare competitività il credito che A detiene nei confronti di B si svaluterebbe anch'esso. Ecco perchè si dice che in una svalutazione il debitore è l'unico attore che trae vantaggio.

Vediamo cosa dicono i dati relativi ai CA nei periodi ex ante ed ex post dell'adozione dell'euro come moneta per i paesi "nordici".
Periodo ex ante l'euro per i paesi considerati nordici dell'EU:
IMF Data&Statistics WEO October 2012
Periodo ex post l'introduzione dell'euro per i paesi considerati nordici dell'EU:
IMF Data&Statistics WEO October 2012
 E i PIIGS direte voi? Dateme tempo. Ora arrivano i PIIGS nel periodo SME:
IMF Data&Statistics WEO October 2012
Ancora i PIIGS successivamente all'introduzione dell'euro:
Le didascalie.....
Cose da notare:
  1.  La scala dell'asse delle ordinate tra paesi Nord Eu e PIIGS. I PIIGS non hanno mai superato i  4000.
  2. L'ingresso nello SME è stato un buon affare per i paesi nordici mentre una grossa fregatura per i PIIGS. (Per chi dice "ma la Germania nell 1989 subì un crollo" ricordo che crollò anche il muro di Berlino) 
Ritengo giuste le ragioni di tutti quelli che hanno forti dubbi sulla moneta unica e verso tutti quelli che affermano che ora la soluzione dovrebbe essere più Europa. Se per più di 20 anni è stato messo in piedi uno spettacolo solo per pochi fortunati, mentri altri erano stati invitati ma sono stati lasciati fuori, è giusto e doveroso mostrare il proprio disappunto. Fortunatamente qui carta canta. I dati parlano molto più delle parole.



mercoledì 14 novembre 2012

Dead's american dream

We were grown up with a principle which explains that it is considered fundamental learning something as deep as possible. Specializing ourselves in something can bring us to a high quality life standard. Infact young people are always  scared about what they have to choose as sector in their studies. Concerning the big choice they try to understand which will be the main sector in the next years. So they are able to decide a universitary path which brings them to a degree, a good job, a career and a family creation. That is the "American dream". The same dream for each of us. But the reality is quite different. They can imagine that such a dream was possible some decades ago.
Now we must further image the next future as something really foggy. Something unpredictable. People prefer to do not have a long term project. Though they choose short time choices which can give some relief in their tough days. Who has been given the opportunity to study some economic subject can understand short time and long time policies. From the economy fields we can transport this concept in our day by day lives. If people do not have any possibility to build something in  a long period of time they probably decide to do not save and do not invest. They will obviously decide to save everything they can because they are just scared about tomorrow. So cars will be unsold, such as houses and everything it could be considered long term investments. Also the food sector will be affected because high quality food will be considered too expensive. People prefer using coupons to buy food. Maybe they will be careful in checking every time where they can buy saving. Just saving. A saving way of life. This is the opposite comparing it with the American dream where everyone can buy a beautiful house, an amazing car and everything it could occur to live better.

The American dream is based on capitalism. And the meaning of capitalism is debt. It exists a person who takes the debt and, obviously, another one who has a credit. This is capitalism. What we have always heard about capitalism, market and things like that, are always been based on this basilar simple concept. Who try to say anything else is just repeating what they heard on some talk show.
Or maybe something they remind from their economic universitary course.

The simplicity of capitalism is its destroying power. Despite we should be grate to this, we must consider it is also powerfully dangerous. Infact any ideology doesn't really hurt anyone. But try to put it in the reality and it is clearly evident that human being use it just for doing their private interest.

Despite plenty of economic crisis such as in Argentina, Russia, Mexico and PIIGS of the Eurozone, capitalism is still considered the only solution and the unique way to pursue. Sincerely I believe we need to revaluate something different. Some say that Keynes's solutions could be useful.
I personally retain that if it has passed more than 50 years from Keynes's death, there is something people are ignoring. Probably Keynesian solutions does do not have all the resolutions for the crisis
we are living. But we could get take in discussion   the choice which permits us to start a new economic path. And I think we need it because the american dream is clearly finished. 

sabato 10 novembre 2012

Per chi il w.e. preferisce non leggere

Il video è un intervista realizzata da Claudio Messora al Prof. Bagnai.
E' un po lunga ma tocca a 360° i temi riguardanti UE, Euro ed crisi economica.



Per chi fosse rimasto colpito dalla sagacia del Prof.Bagnai segnalo il suo blog, ormai famoso.

venerdì 9 novembre 2012

He(a)llas frutas !


Mi duole ammettere che anche questo post potrà essere utilizzato contro i vari pappagalli, luogocomunisti e piddini che troverete sul vostro cammino. Nel caso in cui vi troverete a disquisire sui motivi per cui la Grecia, più che in ginocchio, si trova distesa potrete usare dati e argomentazioni qui trattate.

La base di partenza del piddino medio è "la Grecia si trova in queste condizioni perchè ha la corruzione, il debito pubblico elevato e un apparato statale numeroso, degno solo della regione Sicilia".
Bravo piddino. Apprezzo l'impegno. Ora siediti e ascolta.

Piccola premessa per il piddino medio. Il debito pubblico è sostanzialmente la sommatoria numerica di tutti i deficit pubblici di uno stato nel corso della sua storia. Semplice. E' stato spiegato in più sedi da praticamente tutti gli ospiti.
L'indebitamento estero (netto) invece non è famoso quanto il debito pubblico. Chi mastica macroeconomia o chi ha seguito un buon corso di politica economica sa cos'è. Cerchiamo di spiegarlo al nostro amico piddino. Ci si indebita all'estero quando si ha un forte passivo nel saldo delle partite correnti. Ossia quando importiamo (merci, capitali,ecc.) dall'estero più di quanto esportiamo le stesse cose verso l'estero. Se cumuliamo una serie di passività nel CA (current account balance alias saldo di conto corrente) ci stiamo indebitando verso l'estero. Siano essi banche, stati, ecc.

Questo è il grafico che riporta l'andamento del debito pubblico e dell'indebitamento estero netto ellenici. Il piddino non capirà subito. Tempo al tempo please.

Fonte: Goofynomics



Il debito pubblico greco è rimasto pressochè stabile negli anni '90 e '00. Lo stesso non possiamo dire per l'indebitamento estero. Esso è cresciuto esponenzialmente a partire dalla metà degli anni '90.
Che vor di? Pacatamente che la Grecia ha iniziato a registrare fortissimi passivi nel CA.

Fonte: IMF Data & Statistics



Da notare come all'aumentare dell'indebitamento estero corrisponde una crescita delle passività nel CA. Classico quod erat demonstrandum.

Il bilancio di una qualsiasi entità sia essa una banca, uno stato o una impresa di avere come risultato finale zero. Ossia se lo stato AAA ha un saldo CA=X-M=5-10=-5 significa che avrà esportato 5(X) ed avrà importato 10(M) il suo saldo sarà meno cinque o -5. Se il bilancio deve chiudere a zero vorrà dire che lo stato in questione o avrà stampato 5 di moneta per pareggiare o qualcun altro gli avrà prestato dei soldi. La Grecia non può aver stampato moneta. Come unica altra possibilità rimane quella per cui qualcuno le ha prestato del conio. Se qualcuno chiede in prestito dei soldi, qualcun altro dall'altra parte dovrà averliprestarti. Sembra una cosa banale, ma sentendo le sciocchezze dette dagli "esperti" durante i talk show televisivi, preferisco precisare e passare per banale.
Evidentemente l'attività di screening fatta dagli istituti erogatori del credito verso la Grecia sarà stata fatta male. O forse sarà stata fatta di proposito.
Fatto sta che analizzando i dati a disposizione è facile verificare come la crisi greca sia scoppiata nel momento in cui (2007) l'indebitamento estero netto ha raggiunto quasi il livello del debito pubblico.
Quindi il problema non è il debito pubblico che ha oscillato leggermente sopra e sotto quota 100% per circa 10 anni. Ma quello estero.

Iniziate a diffidare della (DIS)informazione che fanno in televisione, sui giornali e per radio. Esistono valanghe di working papers che dimostrano come l'euro fosse già un progetto fallimentare. Prima di divenire realtà. O infermo se preferite.

P.S..Per chi avesse voglia di leggere un ottimo lavoro riguardante l'analisi dell'indebitamento estero netto come principale indicatore per prevedere una possibile crisi economica legga Roubini&Manasse 2005.

Stay tuned.

Piccolo consiglio di ascolto

Consiglio attentamente di ascoltare questa ottima intervista di Claudio Messora al bravo Claudio Borghi. To the happy few:

Il tutto ovviamente da utilizzare contro pappagalli, luogocomunisti e piddini.

giovedì 8 novembre 2012

La Germania è in crisi...ma dai !?!?!?!

Finalmente i buontemponi Draghi e Merkel riconoscono che la Germania perdere colpi.

Tratto dal sito del Sole (Draghi: la crisi è arrivata anche in Germania. Rehn: l'Ue naviga in acque agitate)
La locomotiva tedesca perde colpi
La corazzata tedesca perde colpi. Oggi su diversi fronti la prima economia dell'area euro ha visto i contraccolpi della crisi in cui sono finiti i suoi partner valutari. A cominciare dalla produzione dell'industria che a settembre ha segnato un aggravamento della dinamica di calo, con un meno 1,8 per cento rispetto al mese precedente. Un dato che conferma le indicazioni negative già giunte ieri dagli ordini, che con un meno 3,3 per cento sullo stesso mese non fanno presagire miglioramenti per l'immediato. Dopo il balzo del 3 per cento del Pil 2011, quest'anno la Germania dovrà accontentarsi di un mesto più 0,8 per cento, valore cui si limiterà anche nel 2013.


Ma dai?!?!? Cose da non credere. Ma la Germania non era la locomotiva europea? Non era quel paese simbolo di come dovrebbe essere tutta l'Europa? Non era quel modello di prosperità, quell'eden tanto invidiato?

Come è potuto succedere? Semplice!
Gli alemanni hanno semplicemente segato il ramo sul quale si sono seduti. Il ramo siamo noi paesi del sud Europa o PIIGS, come amano chiamarci.
Prima di tutto risulta doveroso osservare dove si direziona l'export tedesco:


Evidente è che la Germania esporta principalmente verso l'Unione Europea stessa, e in minima parte verso la Cina che molti considerano una sua antagonista sul mercato. Per la serie il paragone non esiste!
Se ora analizziamo i dati dell'attuale economia tedesca in calo e li confrontiamo con le percentuali di export verso i paesi UE è facile capire come ora che i PIIGS sono in crisi le loro importazione dalla Germania sono calate. E se gli stati del sud importano sempre meno dalla Germania essa dovrà ridurre la produzione. Che si tramuterà ben presto in licenziamenti e quindi innalzamento del tasso di disoccupazione.
Fino ad oggi gli "amici" alemanni ci hanno intasato con i loro prodotti, oltrechè con i loro capitali. E ora che il mercato è saturo e il potere di acquisto è calato diventa fisiologico che la Germania vada in affanno.

Questi ragionamenti e queste previsioni in realtà si potevano fare da tempo. Il ragionamento ha un suo semplice percorso logico.
La dissoluzione dell'eurozona è solo questione di tempo. Ricordati che devi morire !

mercoledì 7 novembre 2012

Diffidare sempre da quelli che esordiscono con "ma in Germania.."

Durante i dibattiti televisivi o sui quotidiani sentiamo gli esperti (leggere:pappagalli) che, dovendo rispondere del perchè la crisi è così acuta in Italia, esordiscono in svariati modi:

1) Ma in Germania hanno fatto le riforme strutturali e noi no.
R) La Germania ha prodotto le riforme strutturali a discapito di ciò che era la allora Comunità Europea. Come ha fatto? Semplice. Quando sei costretto a ricostruire mezza nazione (Germania Est) hai assolutamente bisogno di capitali. Come possono essere direzionati i capitali? Semplice!
I capitali si muovono verso i luoghi in cui sono maggiormente produttivi. Che vor dì? In sostanza i soldi vanno dove ci sono i tassi di interesse più alti. Le persone che non vogliono detenere moneta preferiscono mettere i soldi in banca e vedere così maturare degli interessi annui. Ciò che ha fatto la Germania negli anni successivi alla caduta del muro di Berlino è stato alzare i tassi di interesse. Notare che dal 1989 fino a buona parte del 1993 i tassi di interesse sono cresciuti.


Il problema per gli altri stati europei, tra cui l'Italia, fu che essi non avevano bisogno di un innalzamento dei tassi di interesse. Ma per non subire una fuga di capitali totale verso la Germania furono costretti ad alzarli pure loro. Cui prodest?

2) Ma la Germania è più competitiva.
R) Perchè la Germania è più produttiva? Uno dei problemi riguardanti gli stati è quello dell'inflazione. Si sente sempre parlare di questa parola con terrore, paura. E l'affermazione che si fa sempre è "bisogna combattere l'inflazione". Ma che cos'è l'inflazione? E' semplicemente il prezzo di un indice di riferimento di beni sul quale si possono fare valutazioni su quanto può essere considerato caro il tenore di vita. Avere un'inflazione bassa significa avere i prodotti nazionali molto competitivi sul mercato. Questo si traduce in un forte attivo nel saldo delle partite correnti. L'area europea, e precisamente la BCE, pone come obiettivo un tasso di riferimento di inflazione al quale tutti gli stati devono attenersi. Vediamo cosa dicono le statistiche:

Il grafico ci fa capire come la Germania riesce ad essere più competitiva. Semplicemente i suoi prodotti sono più convenienti sul mercato. Perchè costano meno.

3) Ma in Germania gli stipendi crescono più che da noi.
R) Se all'interno di un'unica area monetaria nessuno può svalutare la propria valuta per acquistare competitività, l'unica soluzione è quella di svalutare i salari (oltrechè l'inflazione, vista nel punto precedente). Ma in Germania i salari crescono più che da noi.
Questo è vero? Vediamo cosa dice l'OECD (OCSE):

Da notare come dal 2003 fino al 2009 i salari reali degli alemanni siano costantemente abbassati.

Queste tre risposte sono da usare per rispondere ai pappagalli che ci circondano. Quando essi si estasiano e vanno in trans nominando la Germania voi potete rispondere. Potreste riuscire (dubito) a riportarli sulla terra.

martedì 6 novembre 2012

Diffidare sempre del "più Europa" e simili

"La soluzione è più Europa" [cit.]
"L'europa ci ha salvato" [cit.]
"...verso gli Stati Uniti d'Europa..."[n-esima cit.]

Queste bene o male sono le affermazioni del politico medio. Le sentiamo praticamente tutti i giorni.
I salotti televisivi si riempiono di codesti pappagalli che all'unisono ripetono la frase imparata a memoria in questi ultimi anni. Come gli scolari un po svogliati, e forse un po limitati, imparavano le lezioni a memoria, oggi gli opinionisti/giornalisti/politici ribadiscono fino allo sfinimento l'unica soluzione possibile alla crisi europea economica e politica.

Badate bene però. Se si fa notar loro che la crisi economica e politica europea è grave eccoli che puntualizzano che la crisi è internazionale e noi, facendo parte del globo ne siamo ovviamente colpiti.
Per la serie #ètuttacolpadegliamericani!

La soluzione proposta dai pappagalli è, come direbbe Keynes, semplicemente controintuitiva.
Se il problema europeo è causato dall'Europa stessa allora l'unica soluzione possibile è fare/avere/ottenere più Europa. La controintuizione credo sia evidente.

- Semplice (mia) domanda: "se in un ventennio questa Europa è stata fallimentare come si può credere e far credere che la soluzione sia ulteriore perdita di sovranità nazionale (leggere:se ancora ne abbiamo) da far confluire nel "più europa" (rigorosamente da dire con voce calda e sensuale) ??

- Probabile (loro) risposta. "è sciocco ritenere che questo ventennio di imperfezione debba essere buttato via. Bisogna invece "rimboccarsi le maniche" e  "non avere paura di fare sacrifici".

- Inutile andare avanti tanto hanno sempre la riposta pronta.

Il concetto è che per fare più Europa bisogna fare meno Italia. Pacatamente. Serenamente. E se già adesso, nelle sedi delle istituzioni europee, contiamo poco e nulla come possiamo pretendere di avere più voce in capitolo? Come possiamo credere che un Barroso o un Van Rompuy facciano il bene anche dell'Italia. Va ricordato che Barroso e Van Rompuy(Grazie Nigel Farage) non sono stati eletti dal popolo europeo.
Se questa è la base di partenza per gli Stati Uniti d'Europa allora forse è meglio fare meno Europa, ossia Italia.

La gente per fortuna sta incominciando a tramutare in certezza il dubbio che avevano su questa Unione Europea. Finalmente incominciano a bannare tutti quelli che affermano "più europa".
Essi cominciano oramai a verificare con estrema precisione le affermazioni che sentono in televisione. La rete è piena di informazione. Per chi la vuole cercare ovviamente.

Tanto per capire la mission europea